Dietro un tessuto c’è nascosta una storia, un ago per ricamare e un filo che traccia il segno di un percorso di vita. Ad ogni punto inserito sulla stoffa si associa un pezzo di Sardegna, influenzata dalle diverse civiltà che la terra ha ospitato, ma anche le vicende di tanti uomini e donne che, nei secoli, hanno indossato quegli abiti. L’impronta romana, cristiana e del vicino Oriente domina nelle figure dei tessuti pregiati, proprie dei costumi sardi che durante la Cavalcata Sarda (che si sarebbe dovuta svolgere nel mese di maggio) invadono la città di Sassari. La varietà dei colori e l’abbinamento di gioielli suggeriscono il dettaglio di una vita vissuta caratterizzata dal tenore di vita paesano e tipica di quei ricordi lontani. Con espressioni e richiami al passato l’abito sardo è testimonianza delle diverse tradizioni culturali che, in linea con il luogo di provenienza, si fondono insieme generando il massimo della rappresentazione, rievocazione di un passato da celebrare nel presente perché sia ricordato nel futuro.

Sinergia fra l’uomo e la sua terra

Simbolo di una forte sinergia fra l’uomo e il paese, il costume sardo nasce in funzione di quello che è stato un vissuto improntato dal mestiere e dalla fisicità del luogo di provenienza. Abiti cuciti a mano, sensuali per la donna seppur coperta dalla caviglia fino ai capelli e uomini lavoratori padroni casa vestiti di vellutini, la camicia bianca con il gilet e appesantiti da un cappottino nero accompagnato da un cappuccio o da sa berritta.

Per la donna quattro tipologie di abito

La donna sarda si mostra nelle fogge di almeno quattro tipologie di abito, a partire da quello giornaliero indossato nel quotidiano; quello da sposa, generalmente distinto dall’uso del velo bianco di cotone o di pizzo; il costume anticamente indossato in occasione delle feste che spicca non solo per i colori ma anche per la preziosità di pizzi e di gioielli e quello della donna in lutto da sempre unito al nero e al viola, come espressione di sofferenza e periodi bui che rispecchiano lo stato d’animo nella scelta dei colori scuri. L’uso armonico delle sfumature di rosa, giallo, verde e rosso ricoprono il velo posto sul capo, che incorniciano il viso della bellezza sarda.

I ricami floreali di su bustu

I ricami fatti a mano dai motivi floreali sono abbinati a su bustu, realizzato con stecche rigide di legno per modellare la vita e i fianchi, nell’intento di dare spazio alle rotondità tanto apprezzate nella donna tipica sarda e chiudendolo stretto in vita con un nastro in raso per dare al busto la forma di una clessidra. Sa camija di cotone e dal colore bianco candido presenta sottili particolari sia nel colletto che sul petto per poi cadere morbidamente sui fianchi. Viene sempre abbellita con l’uso di gioielli e bottoni sardi e a volte il colletto della camicia risulta chiuso con un semplice nastrino in raso, ne è un esempio il costume da vedova che non potendo brillare con i suoi gioielli si accontenta di un fiocco.

I ricami floreali di su bustu

I ricami fatti a mano dai motivi floreali sono abbinati a su bustu, realizzato con stecche rigide di legno per modellare la vita e i fianchi, nell’intento di dare spazio alle rotondità tanto apprezzate nella donna tipica sarda e chiudendolo stretto in vita con un nastro in raso per dare al busto la forma di una clessidra. Sa camija di cotone e dal colore bianco candido presenta sottili particolari sia nel colletto che sul petto per poi cadere morbidamente sui fianchi. Viene sempre abbellita con l’uso di gioielli e bottoni sardi e a volte il colletto della camicia risulta chiuso con un semplice nastrino in raso, ne è un esempio il costume da vedova che non potendo brillare con i suoi gioielli si accontenta di un fiocco.

Il bottone sardo, segno di prosperità e fertilità

Regine della Sardegna portano la gonna lunga, “sa punnedda” realizzata con un panno pesante e caldo dove nella parte inferiore riporta dei decori o delle forme geometriche, uso evidente in particolare nelle zone del Logudoro. Mentre in altri paesi la gonna, sempre lunga, si tinge di un colore uniforme o con motivi floreali. Viene accompagnata da un grembiule decorato e a seconda della foggia può cambiare di colore e tessuto. Il velluto de “su corittu” copre le spalle e si ricama di un filo d’oro lungo le braccia che riporta disegni simbolici di animali o fiori, chiuso nei polsi con uno dei più grandi simboli della cultura isolana come il bottone sardo, segno di prosperità e fertilità. L’utilizzo dei bottoni può variare nel numero, nell’aspetto e nel materiale. Alcuni sono d’argento e altri d’oro e se sono più di tre per braccio, tra di loro si scontrano durante il cammino, creando un tintinnio che in passato veniva definito musica: una melodia per scacciare le forze maligne.

Ai piedi “sos bottes”

Ed infine le scarpette, “sos bottes”, simili alle ballerine con un tacco basso che fasciavano il piede piccolo della donna. Sas feminas camminano a testa alta, mantengono un portamento signorile tipico della donna che, con coraggio, affronta gli ostacoli quotidiani della sua casa e della sua famiglia, sorregge il marito e accompagna i figli nel loro percorso di vita. Una donna che lavora e che si dimostra colonna portante di una casa, la sua, pronta a piegarsi per la vita e a sostenere un carico pesante sulle spalle e sul suo grembo che solo la determinazione e la forza di un carattere sardo può vincere.

“Omines in berritta”

Durante la Cavalcata sfilano al fianco delle loro donne, portando le antiche “ragas” di tela bianca e rappresentando, nel loro portamento, i sacrifici quotidiani del lavoro di campagna o nei cuiles. La camicia sotto un corpetto solitamente nero o rosso, sas ragas, sas ghettas e spesso sos cambales formano l’abito semplice dell’uomo, con una grossa cintura in pelle che stringe sa punnedda. Su gabbanu di orbace nera completa l’eleganza dell’uomo sardo che, insieme alle proprie donne, porta in Cavalcata, tra due ali di folla, le bontà della tradizione sarda come pasta e dolci, oppure splendidi mazzi di fiori tipici della Gallura.

La Barbagia

Con la sua storia impenetrabile e millenaria è poi il cuore di una Sardegna che vuole ancora essere splendida, con i suoi costumi e strumenti ma soprattutto con le sue maschere ancestrali che raccontano tutta un’altra storia, quella vera e autentica, quella che non deve morire mai. Mentre in quella parte di Regione più vicina al mare, come Cabras in Provincia di Oristano, i pescatori sfilano in passerella scalzi esibendo le reti e l’attrezzatura di un tempo.

L’influenza spagnola e orientale

La diversità dei colori sgargianti e accesi poi è tipica della provincia di Cagliari (Villasor, Fluminimaggiore, Quartu, Sestu, Pula, Selargius, Iglesias, Sant’Antioco, Domusnovas e Portoscuso) in cui è palpabile la dominazione spagnola e orientale. Differente invece l’area sassarese con i costumi di Ittiri, Osilo e Sennori indicati fra i costumi più lussuosi per l’uso di gioielli e bottoni sardi.

L’organetto e i cantori di Ittiri

Ittiri soprattutto che, sin dal 1892, anno della prima Cavalcata, delizia i visitatori con i suoi abiti e i suoi balli, accompagnati dall’organetto e dalle voci dei cantori. Uno spettacolo nello spettacolo per chi, in piedi o dalle tribune, assisterà a un trionfo di tradizione e cultura che si perpetua negli anni, antica e sempre nuova. Per due giorni dunque, dal Campidano alla Gallura, tutti raccontano con forza le proprie origini, per dire la grande verità di un’identità forte che, oggi più che mai, lega il sardo alla sua terra. Un patrimonio storico culturale che attira l’attenzione e le curiosità di tutto il mondo nell’esplosione di una tradizione che scorre fra le vie più importanti della città sassarese. Un fine settimana vissuto attraverso un tuffo nel passato raccontato nella massima espressione di una elegante bellezza lussuosa tipica del costume tradizionale sardo.

 

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